La Masterclass di Guido Lombardo al Teatro Petruzzelli
Esponente della terza generazione di una famiglia di produttori e distributori che ha fatto la storia del cinema italiano con il marchio Titanus,
Guido Lombardo è al Bif&st per accompagnare una rassegna di film e un documentario dedicato a suo padre realizzato da Giuseppe Tornatore.
Il Bif&st 2023 sta rendendo omaggio alla più antica casa di produzione e distribuzione italiana con una rassegna intitolata “La Titanus che avrà 120 anni nel 2024“. Nell’ambito della rassegna in corso al Teatro Piccinni, 10 film che hanno fatto la storia del cinema e il documentario di Giuseppe Tornatore “L’ultimo Gattopardo – Ritratto di Goffredo Lombardo”, in programma al Teatro Kursaal Santa Lucia sabato 1 aprile. Ad accompagnare le proiezioni Guido Lombardo, figlio di Goffredo e nipote del fondatore della Titanus, Gustavo Lombardo, che ha raccolto il testimone di entrambi.
Guido Lombardo è stato anche il protagonista di una Masterclass che si è svolta stamattina al Teatro Petruzzelli, preceduta dalla proiezione di uno dei titoli più originali e di successo prodotti dalla Titanus, “Il Pap’occhio” (1980), diretto da Renzo Arbore.
“Un film che oggi nessuno produrrebbe” ha osservato il moderatore dell’incontro Marco Spagnoli “che va contro tutto quello che è oggi il cinema mainstream. senza contare le polemiche che susciterebbe e che ci furono anche all’epoca della sua uscita. Ma come venne in mente a Goffredo Lombardo di produrlo?” “Renzo Arbore andò da mio padre” ha spiegato Guido Lombardo “gli disse il titolo e gli spiegò in 5 o 10 minuti quello che aveva in mente di fare, con il suo proverbiale sorriso. Alla fine gli chiese se voleva produrre il film e lui rispose semplicemente: ‘Sì, lo facciamo’. Se un’idea gli piaceva e lo interessava non esitava, mio padre era così e d’altronde, come suo padre Gustavo, rischiava in proprio, non doveva chiedere niente a nessuno. Era molto rapido nelle sue decisioni ma poi seguiva tutto, dal soggetto alla sceneggiatura, dalle riprese al montaggio, alla colonna sonora e all’uscita nelle sale. Era la sua vita”.
Ricordando il padre, Lombardo lo descrive come “un uomo che lavorava tutto il giorno, sabati e domeniche comprese, non si fermava mai se non per dedicarsi alla famiglia cui non ha fatto mai mancare l’affetto. Aveva buoni rapporti con tutti e non l’ho mai sentito parlare male degli altri. Ed era un uomo generoso. Emblematico il caso di ‘Nuovo Cinema Paradiso’. Giuseppe Tornatore, con il quale avevamo fatto il primo film, ‘Il camorrista’ ce lo propose ma papà avrebbe voluto fare dei tagli alla sceneggiatura e Tornatore non sentiva ragioni. Finì che alzò il telefono e chiamò Franco Cristaldi parlandogli benissimo del regista e invitandolo ad incontrarlo. Tornatore gli è rimasto affezionato e quando l’ho chiamato per proporgli il documentario su di lui mi ha risposto che era un dovere e un onore”.
Un altro ricordo del padre riguarda un periodo nel quale Guido Lombardo aveva 18 anni. “Lo accompagnai una sera ai Castelli Romani ad una manifestazione di cinema dove proiettavano un film con mia nonna, Leda Gys che era poi lo pseudonimo di Giselda Lombardi, una pellicola muta del 1919 con l’accompagnamento dell’orchestra. Io ero seduto accanto a lui e ad un certo punto lo vidi piangere. Al termine della proiezione mi avvicinò una signora anziana e mi chiese un autografo. Io chiesi, ‘ma perché proprio io? Qui c’è mio padre!’ E lei mi rispose: ‘Perché lei è il nipote di Leda Gys’. È stato l’unico autografo che ho mai fatto nella vita. Quando, subito dopo, lo raccontai a mio padre lui si commosse di nuovo”.
Innumerevoli gli aneddoti sul padre che il pubblico potrà conoscere assistendo alla proiezione del documentario di Giuseppe Tornatore. Uno su tutti, l’attribuzione del nome d’arte a Sophia Loren. “Sofia Scicolone aveva già interpretato alcuni film con lo pseudonimo di Sofia Lazzaro, ma papà pensava che se avesse adottato un nome simile a quello dell’attrice svedese allora in voga Märta Torén, il pubblico magari sarebbe andato al cinema a vederla scambiandola per lei”.
Non ci sono solo luci, nella gloriosa storia della Titanus. “Dopo ‘Sodoma e Gomorra’ – ricorda il produttore – “e soprattutto ‘Il Gattopardo’ che era costato 3 miliardi di lire dell’epoca, una vera follia, la Titanus si trovò sull’orlo della bancarotta. Allora mio padre si fece nominare curatore del fallimento ed iniziò a vendere tutto, dalle sale cinematografiche alla palazzina dove erano gli uffici della Titanus, fino ai beni personali. Così riuscì a pagare tutti e a salvare la società”.
“Oggi la Titanus è ancora totalmente italiana – dice con orgoglio – “non ha partner, è rimasta nostra, le altre sono state partecipate via via da società straniere. Quando è iniziata la crisi del cinema in sala, siamo stati anche i primi a fare le grandi serie televisive, come facciamo ancora oggi, e le facciamo come facevamo i film, lavorando nello stesso modo, facendo solo quello che ci fa piacere fare. È così che nel cinema papà ha fatto tanto ‘Il Gatttopardo’ quanto “Un jeans e una maglietta” con Nino D’Angelo senza pensare agli incassi, poi se i film incassavano, ancora meglio”.
Tra i progetti in corso in casa Titanus, uno che è molto caro al produttore e che riguarda ancora una volta Giuseppe Tornatore. “con lui stiamo restaurando l’edizione televisiva del suo primo film, ‘Il camorrista’, che fu girata all’epoca parallelamente alle riprese del film ma che non poi non fu mai montata. Abbiamo ritrovato il girato dopo 37 anni e personalmente sono rimasto a bocca aperta, sembra sia stato girato adesso, è attualissimo, sembra un pre-‘Gomorra’. Ne uscirà una serie in 5 puntate di un’ora ciascuna che speriamo potranno essere trasmesse il prossimo anno”.
Stasera al Teatro Petruzzelli Guido Lombardo ritirerà il Federico Fellini Platinum Award del Bif&st 2023.