ADDIO, PEPPINO ROTUNNO
Domenica 7 febbraio è scomparso Giuseppe Rotunno, per tutti “Peppino”, uno dei massimi autori della fotografia nella storia del cinema mondiale. Aveva 97 anni. Ne avrebbe compiuti 98 il prossimo 19 marzo. Molti anni fa, ancor prima che nascesse il Bif&st, Felice Laudadio aveva creato, d’intesa con lui, il “Premio Giuseppe Rotunno
per il miglior direttore della fotografia” che nei primi anni è stato consegnato ai vincitori dallo stesso Peppino. Il Bif&st e il suo direttore, con tutto il personale del festival, si uniscono al dolore dei suoi famigliari e di quanti, negli undici anni scorsi, hanno ricevuto al Teatro Petruzzelli l’ambito riconoscimento.
Peppino Rotunno nasce a Roma il 19 marzo 1923. Nel 1940 inizia a lavorare a Cinecittà presso il laboratorio fotografico di Arturo Bragaglia dove compie le sue prime esperienze nel campo della fotografia. Diventa assistente operatore di Vàclav Vich, Renato Del Frate e Rodolfo Lombardi. Sul set de L’uomo della croce si conquista la fiducia di Roberto Rossellini che per primo gli affida la macchina da presa. Nel corso della guerra è operatore di reportage in Grecia dove gira numerosi documentari con il regista Michele Gandin. Ricomincia poi l’attività come assistente di Guglielmo Lombardi e Leon Shamroy. Nel frattempo continua a collaborare con Gandin realizzando numerosi documentari tra cui Cristo non si è fermato a Eboli che ottiene il Leone d’Oro alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Diviene operatore alla macchina con Carlo Carlini, Gàbor Pogany e G.R. Aldo, l’incontro più significativo sul piano professionale e umano, per Tre storie proibite, Umberto D, La provinciale, Stazione Termini e l’episodio di Anna Magnani in Siamo donne. Durante le riprese di Senso (1954) di Luchino Visconti dirige la fotografia della seconda unità. Alla morte di G.R. Aldo collabora con Robert Krasker e lo sostituisce quando se ne va. È operatore alla macchina con Marco Scarpelli, Claude Renoir e Karl Struss. Il suo debutto ufficiale come direttore della fotografia di un lungometraggio avviene nel ’55 con Pane, amore e… di Dino Risi. Nella sua lunga carriera collabora con i maggiori registi italiani e stranieri, fino a diventare uno dei più apprezzati autori della fotografia cinematografica in campo internazionale. Si possono ricordare tra gli italiani: Vittorio De Sica, Pier Paolo Pasolini, Mario Monicelli, Valerio Zurlini, Mario Soldati, Antonio Pietrangeli, Lina Wertmuller, Massimo Troisi, Roberto Benigni, Roberto Faenza, Dario Argento. Ma certamente gli incontri più decisivi sono stati quelli con Luchino Visconti e Federico Fellini. Con il primo, dopo l’esperienza di Senso, ha girato Rocco e i suoi fratelli, Il Gattopardo, Lo Straniero, gli episodi Il lavoro di Boccaccio ’70 e La strega bruciata viva de Le streghe. Con Fellini l’episodio di Toby Dammit di Tre passi nel delirio, Fellini Satyricon, Roma, Amarcord, Il Casanova di Federico Fellini, Prova d’orchestra, La città delle donne, E la nave va, e nel 1992 gli spot pubblicitari per la Banca di Roma.
Spiccano tra i registi stranieri con cui ha lavorato autori di primo piano del cinema contemporaneo come Stanley Kramer, Martin Ritt, John Huston, Mike Nichols, Monte Hellman, Bob Fosse, Robert Altman, Alan J. Pakula, Fred Zinnemann, Terry Gilliam, Sydney Pollack. Instancabile sperimentatore, si è cimentato tra i primi con il colore, i nuovi sistemi di ripresa, le nuove tecnologie in pellicola 16mm, 35mm, 65mm. Realizza in elettronica la fotografia di Giulia e Giulia (1987) di Peter Del Monte, destinato a restare per molti anni l’unico esperimento interamente girato in HDTV (High Definition Television). Si cimenta con lo Showscam ne Il sogno di Leonardo (1989) di Douglas Trumbull. Appassionato di pittura, nel 1978 collabora con Jean Dubuffet realizzando, per la regia di Giorgio Treves, Cou cou Bazar, un filmato tratto dall’omonimo spettacolo teatrale. Nel 1989 realizza la scenografia filmata, proiettata su sette schermi verticali, per l’opera Guglielmo Tell di Gioacchino Rossini, diretta da Riccardo Muti con la regia di Luca Ronconi al Teatro alla Scala di Milano. Numerosi i riconoscimenti ottenuti tra i quali i Nastri D’Argento per Rocco e suoi fratelli, Cronaca familiare, Il Gattopardo, Fellini Satyrycon, Il Casanova, La città delle donne, E la nave va, Le avventure del Barone di Munchausen e i David di Donatello per La Bibbia, E la nave va, Mio caro Dottor Grasler. Tra i prestigiosi premi internazionali il New York Film Critics Award per Fellini Satyrycon, la nomination della British Academy per Il Casanova di Federico Fellini, il premio della British Academy e la nomination all’Oscar per All That Jazz. Non si contano i premi alla carriera: il più significativo è l’International Achievement Award conferitogli dai suoi colleghi dell’American Society of Cinematographers al Century Plaza di Los Angeles il 21 febbraio 1999, ricevuto dalle mani di Liv Ullmann che affermo: «Giuseppe Rotunno è un artista il cui lavoro intreccia legami internazionali tra paesi e culture. La sua immagine cattura il dramma e la passione che era nel cuore dello sceneggiatore e nei volti degli attori, specialmente nei loro occhi. Lui parla direttamente al loro cuore e vi regala dei ricordi che rimarranno per sempre». La Cinématèque Française gli ha dedicato nel 2006 un ampio ciclo di proiezioni e incontri intitolato «Hommage à Giuseppe Rotunno directeur de la photographie».
Si è dedicato per tanti anni al restauro dei film più significativi del cinema italiano, contribuendo come pochi alla salvaguardia del patrimonio cinematografico. Negli ultimi decenni ha seguito per conto della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia (CSC) il “Progetto Visconti” restaurando Senso, Il Gattopardo, La Terra trema, Rocco e i suoi fratelli, Le notti bianche, Ossessione, Lo straniero. Sempre per la Cineteca Nazionale del CSC ha restaurato anche Amarcord e Cronaca familiare. Nell’ambito del Progetto Cinema, promosso dall’Associazione Philip Morris, ha restaurato Sciuscià, Umberto D, Signore & Signori, Gli sbandati, I delfini, Io la conoscevo bene, Una vita difficile, La prima notte di quiete, C’eravamo tanto amati, Pane, amore e fantasia, Una giornata particolare, Cronaca di un amore, L’Armata Brancaleone.
È stato docente responsabile del corso di Fotografia presso la Scuola Nazionale di Cinema del Centro Sperimentale per venticinque anni, dal 1988 fino al 2013, riversando nell’insegnamento tutta la sua passione per il cinema e dedicandosi con slancio e rigore alla formazione di nuove generazioni. «Cerco soprattutto di educare l’occhio degli allievi, li stimolo a guardarsi intorno, a memorizzare le serie infinite di informazioni che quotidianamente arrivano dal mondo esterno. È importante la tecnica ma soprattutto saper leggere ciò che vediamo». (Tratto dal libro Giuseppe Rotunno. La verità della luce di Orio Caldiron, ed. Skira e Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia).