IL FENOMENO FAVINO TRA STUDIO E TALENTO

Pierfrancesco Favino, Collezionista di anime” è il terzo volume di una collana dedicata agli attori ed attrici italiani di nuova generazione, promossa dal Festival Molise Cinema ed edita da Cosmo Iannone. Il libro è stato presentato mercoledì 26 agosto al Teatro Margherita nell’ambito della 11° edizione del Bif&st da Fabio Ferzetti (che ne è il curatore insieme a Federico Pommier Vincelli), da Enrico Magrelli, David Grieco e Marco Spagnoli.

Magrelli ha osservato come con “Il traditore” di Marco Bellocchio e “Hammamet” di Gianni Amelio, Favino si sia imposto nell’arco di una stagione come il più importante attore italiano contemporaneo. “E pur avendo interpretato tanti personaggi, nel suo eclettismo, è riuscito a non farsi fagocitare da nessuno di essi”.

Per il critico, Favino è uno “che studia moltissimo, che prepara con cura il personaggio che deve interpretare, che ha rispetto per il copione, per il regista e per gli spettatori. E sul set non è mai un attore ingombrante”.

Per David Grieco la divisione del volume in vari saggi (ma sono presenti anche diverse interviste) “si addice ad un attore che possiede le qualità per essere percepito dal pubblico in tanti modi diversi. Di lui apprezzo anche la sua autoironia, che spesso altri attori non mostrano per paura di perdere la propria autorevolezza”.

Marco Spagnoli ha osservato come Favino sia uno dei pochi attori ad avere una carriera internazionale di un certo livello. “E ci dimostra come per un attore sia fondamentale lo studio, oltre che il talento. Va ricordato che all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, egli ha avuto come insegnante Orazio Costa in una classe della quale facevano parte, tra gli altri, Alessio Boni, Luigi Lo Cascio e Fabrizio Gifuni”.

Un attore completo che, oltre che recitare, sa cantare, ballare, condurre, intrattenere. In questo ricorda quegli attori come Gassman, Tognazzi e Sordi che al cinema venivano diretti da grandi registi e poi andavano tranquillamente in televisione a fare gli ospiti nei varietà dei sabato sera dell’epoca.”

Per il curatore del libro Fabio Ferzetti, Favino “è l’unico attore della sua generazione che tiene insieme corpo, faccia e personalità con la memoria degli altri attori che lo hanno preceduto, grazie anche ad una incredibile capacità di assimilazione che lo rende, tra l’altro, anche un formidabile imitatore.”

In chiusura, l’autore ha rievocato il primo incontro con l’attore cui in seguito lo avrebbe legato un rapporto di parentela (come scherzosamente è stato più volte rimarcato nel corso dell’incontro): “Lo vidi in un cortometraggio che avevo selezionato per la Mostra del Cinema di Venezia e, pur non avendolo mai visto prima, ebbi l’impressione di conoscerlo da sempre. Secondo me era un segnale importante…”  

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