Fidel Castro, Cassius Clay, Gabriel Garcia Marquez. Sono solo alcune delle interviste esclusive concesse a Gianni Minà nel corso di una carriera lunga 60 anni, molte delle quali hanno fatto la storia della televisione e del giornalismo italiano. L’autore di tanti programmi di successo – da “Blitz” a “Odeon”, da “L’altra domenica” con Renzo Arbore a “Alta classe” – è stato oggi protagonista di un incontro del Bif&est 2019 al Teatro Margherita, moderato dal critico Franco Montini, durante il quale ha riannodato i fili di una storia legata alle sue tante passioni personali, dalla musica al calcio e fino alla letteratura, soprattutto latino-americana. Di questa storia fa parte anche Ennio Morricone, che oggi sta ricevendo l’omaggio del Festival e che continuerà ad essere evocato nei vari eventi in programma nei prossimi giorni. “Un grande appassionato di calcio ma più che altro da spettatore. Ricordo che Gianni Morandi, per il quale Morricone ha arrangiato alcune canzoni negli anni ’60, si era fatto costruire un campo tutto suo a Mentana, alle porte di Roma, dove organizzava ogni sabato una partitella cui prendevano parte personaggi e artisti più o meno famosi, tra gli altri Pier Paolo Pasolini che giocava da mediano di spinta ed era piuttosto aggressivo. Morricone veniva spesso ad assistere ma non è mai sceso in campo, non ricordo di averlo mai visto in calzoncini!”

“Lo invitavo spesso nelle mie trasmissioni” – ha ricordato il giornalista – “soprattutto quando si parlava della nuova musica popolare italiana e lui non si negava mai. Tranne quando giocava la Roma, la sua squadra del cuore. Allora non c’era verso: non veniva mai!”.

Tanti ‘scoop” (la celebre intervista a Fidel Castro sarebbe dovuta durare 45 minuti e invece si prolungò per 16 ore) ma qualche rimpianto? “La mancata intervista a Nelson Mandela, che ho inseguito come un marcatore di calcio ma con il quale all’epoca, benché fosse a Roma, non ci fu nulla da fare”.

 

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